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ISM-Italia è il gruppo di supporto italiano dell‘International Solidarity Movement (ISM) palestinese.
Da leggere: Missione di inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto a Gaza (rapporto Goldstone)
Missione di inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto a Gaza (rapporto Goldstone)
a cura di Pietro Beretta e Gianfranca Scutari
Zambon editore 2011, pag 555, prezzo 19,80 euro
il rapporto goldstone flyer promozionale
Rapporto Goldstone – Indice completo
Indice (sintesi)
Prefazione
Introduzioni e commenti
Sommario esecutivo
Parte prima: Metodologia, contesto e diritto applicabile
Parte seconda: Il Territorio Palestinese Occupatio
La Striscia di Gaza
A. Operazioni militari
Il blocco: introduzione e quadro di sintesi
Quadro di sintesi delle operazioni militari condotte da Israele a Gaza e dati delle vittime
Attacchi contro gli edifici governativi e la polizia
Obbligo dei gruppi armati palestinesi di prendere tutte le precauzioni praticamente possibili per proteggere la popolazione civile
Obbligo di Israele di prendere tutte le precauzioni praticamente possibili per proteggere la popolazione civile e i beni di carattere civile a Gaza
Attacchi indiscriminati da parte delle forze armate israeliane con conseguenti uccisioni e ferimenti nella popolazione civile
Attacchi deliberati contro la popolazione civile
Sull’uso di certe armi
Attacchi contro le fondamenta della vita civile a Gaza: distruzione di infrastrutture industriali e alimentari, acquedotti, impianti di depurazione e case
Uso dei civili palestinesi come scudi umani
Deprivazione della libertà: i gazani detenuti durante le operazioni militari israeliane del 27 dicembre 2008 – 18 gennaio 2009
Obiettivi e strategie delle operazioni militari di Israele a Gaza
L’impatto del blocco e delle operazioni militari sulla popolazione di Gaza e sui suoi diritti umani
La perdurante detenzione del soldato israeliano Gilad Shalit
B. Violenza interna
Violenza interna e attacchi contro gli affiliati di Fatah da parte delle forze di sicurezza controllate dalle autorità di Gaza
Trattamento dei palestinesi in Cisgiordania da parte delle forze di sicurezza israeliane con impiego eccessivo o letale della forza durante le manifestazioni
Detenzione dei palestinesi nelle prigioni israeliane
Violazioni israeliane del diritto al libero accesso e movimento
Violenza interna, attacchi ai sostenitori di Hamas e restrizioni della libertà di associazione e di espressione da parte dell’Autorità Palestinese
Parte terza: Israele
L’impatto dei razzi e dei colpi di mortaio lanciati dai gruppi armati palestinesi contro il sud di Israele
Repressione del dissenso in Israele, diritto di accesso alle informazioni e trattamento dei difensori dei diritti umani
Parte quarta: Responsabilità e rimedi giuridici
Parte quinta: Conclusioni e raccomandazioni
Allegati
Il Rapporto della Missione di inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza (“Rapporto Goldstone”) raccoglie i risultati di un’indagine preliminare commissionata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a un pool di esperti guidati dal giudice sudafricano Richard J. Goldstone, con il mandato di fare luce sulle violazioni del diritto internazionale commesse durante la guerra condotta da Israele tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 nella Striscia di Gaza.
A due anni da quel terribile massacro, in cui persero la vita 1.417 persone, di cui oltre 1’80% civili e 313 bambini, il Rapporto Goldstone resta una lettura irrinunciabile per comprendere a fondo, e al di là di ogni posizione ideologica, la gravità delle violazioni dei diritti umani commesse durante l’Operazione Piombo Fuso e i dibattiti che ne sono seguiti. Per l’ampiezza della sua analisi è, inoltre, una denuncia implacabile e documentata delle politiche illegali israeliane che hanno prodotto e continuano a produrre, a Gaza e in Cisgiordania, una crisi umanitaria senza precedenti, di cui l’aggressione del dicembre 2008 – gennaio 2009 non è che uno dei culmini più drammatici e violenti.
Dall’introduzione di Vladimiro Giacché:
“La verità viene mutilata quando nel trattare di un evento non si fa menzione del contesto in cui si colloca, delle circostanze, di ciò che l’ha preceduto. In questo modo si racconta una mezza verità. E, come sapeva il banchiere Enrico Cuccia, “una mezza verità è una bugia intera”. Nel caso della guerra contro Gaza, la storia si è fatta iniziare con il lancio dei razzi Qassam da parte di Hamas. Mentre era iniziata con il blocco totale della Striscia di Gaza da parte di Israele, che dal giugno 2007 aveva trasformato Gaza in una prigione a cielo aperto. E poi con le ripetute violazioni della tregua con Hamas da parte israeliana, e in particolare con l’attacco aereo israeliano avvenuto il 4 novembre 2008 (la notte delle elezioni negli Stati Uniti d’America), in seguito al quale furono uccisi sette palestinesi. Da allora si intensificarono i lanci di razzi da parte dei palestinesi, che erano pressoché cessati. Se si fa iniziare la storia con il lancio dei razzi Qassam si mette il primo tassello di una narrazione falsa: l’attacco israeliano è una risposta al lancio di missili da parte di Hamas; gli israeliani si difendono, i palestinesi sono gli aggressori. Purtroppo, questa è precisamente la versione dei fatti che nei primi giorni dell’attacco israeliano è passata nell’opinione pubblica, grazie a tutti i maggiori organi di informazione”.
L’iter del rapporto
Il rapporto Goldstone dovrebbe essere trasmesso alla Corte Internazionale di Giustizia affinché i criminali di guerra israeliani, a cominciare da Ehud Olmert, Tzipi Livini e Ehud Barak, e cioè dal primo ministro, dal ministro degli esteri e dal ministro della difesa allora in carica, possano essere giudicati per i crimini commessi durante l’operazione Piombo Fuso.
In assenza di una iniziativa politica internazionale, il rapporto rischia di finire chiuso in uno dei numerosi cassetti delle Nazioni Unite.
L’iter ad oggi del rapporto è stato il seguente:
Il 3 aprile 2009 il presidente del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU ha istituito la Missione di inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza.
Il 17 ottobre 2009 il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha approvato il rapporto della commissione Goldstone.
Fra i 47 paesi membri del consiglio 25 hanno espresso voto favorevole: Argentina, Brasile, Cina, Russia, Bahrain, Bangladesh, Bolivia, Cile, Cuba, Djbouti, Egitto, Ghana, India, Indonesia, Giordania, Mauritius, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Filippine, Qatar, Arabia Saudita, Senegal, Sud Africa e Zambia.
11 si sono astenuti: Belgio, Bosnia, Burkina-Faso, Camerun, Gabon, Giappone, Messico, Norvegia, Corea del Sud, Slovenia e Uruguay.
6 hanno espresso voto contrario: Stati Uniti, Israele, Italia, Olanda, Slovacchia e Ucraina.
5 non hanno votato: Gran Bretagna, Francia, Madagascar, Kyrgyzstan e Angola.
Il 5 novembre 2009 l’Assemblea Generale dell’ONU (risoluzione 64/10) afferma la necessità di condurre, a livello nazionale, entro tre mesi, indagini indipendenti, credibili e in conformità con gli standard internazionali. Il termine è stato prorogato di altri cinque mesi con la risoluzione 64/254 del 23 febbraio 2010.
Con la risoluzione 13/9 del 2010 il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU decide di costituire un comitato di esperti per monitorare i procedimenti avviati da parte israeliana e palestinese su quanto denunciato dal rapporto Goldstone.
Il Comitato di esperti, presieduto dal giurista tedesco Christian Tomuschat ha presentato il suo rapporto al Consiglio il 27 settembre 2010.
Il Comitato di esperti, dal quale, nel frattempo, si sono dimessi il presidente e un altro membro, sta lavorando a un aggiornamento del rapporto.
Il 21 marzo 2011 il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha trasmesso il rapporto al Consiglio di Sicurezza che a sua volta dovrebbe chiedere (veto USA permettendo) alla Corte Internazionale di Giustizia di aprire un procedimento contro i responsabili.
Il primo aprile 2011 Richard J. Goldstone ha pubblicato un articolo sul Washington Post, “ritrattando” in modo ambiguo il rapporto e ritrattando successivamente la ritrattazione.
Un pasticciaccio:
www.ism-italia.org/2011/04/il-dr-goldstone-e-mr-hide-con-una-i.
Pietro Stefano Beretta e Gianfranca Scutari sono traduttori professionisti, appassionati di diritti umani. Collaborano e hanno collaborato con associazioni e ONG che operano a tutela dei diritti umani, tra le quali l‘associazione Traduttori per la pace e Tlaxcala, per le quali hanno tradotto materiali e documentazione delle Nazioni Unite e di gruppi indipendenti per il monitoraggio dei conflitti.
Hanno collaborato alla traduzione: Michele Cicchetti, Leandra Negro, Giovanni Piccirillo e Francesca Uras.
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Pubblicato: 11 ottobre 2011 / 23:50
Categoria: Da leggere
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