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ISM-Italia è il gruppo di supporto italiano dell‘International Solidarity Movement (ISM) palestinese.

Da leggere: Boicottare Israele: una pratica non violenta

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Boicottare Israele: una pratica non violenta

di Diana Carminati e Alfredo Tradardi

DeriveApprodi 2009, pag 125 prezzo 10 euro

Indice

Introduzione

1. Famoso suo malgrado

2. BDS – alcune definizioni

Che cosa è un boicottaggio?

E una sanzione?

E un disinvestimento?

Come costruire una campagna vincente

Punti di forza e punti di debolezza del BDS

Squilibri nei flussi di solidarietà nord-sud

Le responsabilità dei movimenti di solidarietà

BDS: una delle strategie possibili

Unità e diversità

3. Un precedente: il caso del Sudafrica

La resistenza all’apartheid

Il bilancio della lotta

La fine del regime

La campagna di boicottaggio

Il ruolo del BDS contro l’apartheid

4. Boicottare Israele. Perché?

La nascita dello Stato d’Israele: miti e realtà

La confisca della terra dei profughi del 1948

La discriminazione razziale dei «non ebrei»

Israele Stato ebraico e democratico?

Il progetto sionista di occupazione/annessione

Verso la sparizione della Palestina e il progetto «genocidario» a Gaza

La fine della soluzione «due popoli per due stati»

Il ruolo militare di Israele nel contesto mediorientale

5. L’economia israeliana

Sguardo di insieme

Una economia in trasformazione

Tecnologia e Industria

Settore militare

Settore chimico e biotecnologie

Diamanti

Turismo

Agricoltura

6. L’appello BDS palestinese del 9 luglio 2005

Il contesto storico

L’appello BDS del 9 luglio 2005

Le prime iniziative

Le adesioni al BDS nel mondo

Argomenti e controargomenti secondo Omar Barghouti

  • Primo insieme di argomenti contro il BDS
  • Primo insieme di controargomenti
  • Secondo insieme di argomenti contro il BDS
  • Secondo insieme di controargomenti
  • L’argomento dell’Olocausto e dell’antisemitismo

Argomenti e controargomenti secondo Naomi Klein

7. Il boicottaggio accademico e culturale

I promotori del boicottaggio accademico nel 2002

L’appello palestinese al boicottaggio accademico e culturale del 2004

Gli equivoci della «libertà accademica»

8. Verso un movimento globale

Le campagne BDS e l’economia israeliana

Come decostruire il discorso pubblico

Per la costruzione di un movimento dal basso

9. La situazione in Italia e in Europa

Contestare i complici

Il movimento di solidarietà con la Palestina in Italia

Action for Peace

Forumpalestina

I partiti politici italiani e la questione palestinese

L’attivista-tipo

Sanzionare o boicottare? Questo è il problema

10. La campagna BDS in Italia e non solo

Il boicottaggio dei prodotti

Il boicottaggio accademico e culturale

La critica-contestazione-boicottaggiodei complici

11. Boicottare Israele: un dovere morale, un dovere politico

Abbreviazioni

Un anno dopo il 9 luglio 2004 – La società civile Palestinese chiede il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS), 9 luglio 2005

Un anno dopo lo storico parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che ha giudicato illegale il Muro costruito da Israele nei territori Palestinesi occupati, Israele continua la costruzione del Muro coloniale in totale disprezzo della decisione della Corte.

Dopo 38 anni di occupazione della Cisgiordania palestinese (compresa Gerusalemme Est), della Striscia di Gaza e delle alture siriane del Golan, Israele continua a espandere le colonie ebraiche.

Israele si è annessa unilateralmente Gerusalemme-Est occupata e le alture del Golan e sta ora di fatto annettendosi per mezzo del Muro parti importanti della Cisgiordania. Israele si sta anche preparando – all’ombra del suo previsto ritiro dalla Striscia di Gaza – a costruire e espandere le colonie nella Cisgiordania.

Cinquantasette dopo che lo Stato di Israele è stato costituito sulla terra ripulita etnicamente dei suoi abitanti palestinesi, una maggioranza di palestinesi sono profughi, molti dei quali senza una nazione. Inoltre, il rafforzato sistema israeliano di discriminazione razziale contro i suoi cittadini arabo-palestinesi rimane intatto.

Alla luce delle sistematiche violazioni del diritto internazionale da parte di Israele,

e

Dato che, dal 1948, centinaia di risoluzioni dell’ONU hanno condannato le politiche coloniali e discriminatorie di Israele come illegali e sollecitato immediati, adeguati e effettivi rimedi,

e

Dato che tutte le forme di intervento internazionale e di peace-making hanno fino a ora fallito nel convincere o forzare Israele a rispettare le leggi umanitarie e i diritti umani fondamentali e a porre termine alla occupazione e all’oppressione del popolo palestinese,

e

In considerazione del fatto che persone di coscienza nella comunità internazionale si sono storicamente prese la responsabilità morale di combattere l’ingiustizia, come esemplificato dalla lotta per l’abolizione dell’apartheid in Sudafrica attraverso diverse forme di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni;

Ispirati dalla lotta dei sudafricani contro l’apartheid e nello spirito di solidarietà internazionale, coerenza morale e resistenza all’ingiustizia e all’oppressione,

Noi, rappresentanti della società civile palestinese, chiediamo alle organizzazioni internazionali della società civile e agli uomini di buona volontà di tutto il mondo di imporre ampi boicottaggi e realizzare iniziative di disinvestimento contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica nel periodo dell’apartheid.

Noi facciamo appello a voi perchè facciate pressione sui vostri rispettivi stati per imporre embargo e sanzioni contro Israele.

Noi invitiamo anche gli israeliani di buona volontà a sostenere questa richiesta, nell’interesse della giustizia e di una pace effettiva.

Queste misure punitive non-violente dovrebbero essere mantenute fino al momento in cui Israele non fa fronte ai suoi obblighi di riconoscere il diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e di rispettare completamente le indicazioni del diritto internazionale:

  1. Ponendo termine alla occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellando il Muro
  2. Riconoscendo i diritti fondamentali dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla piena uguaglianza
  3. Rispettando, proteggendo e promovendo i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà, come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU

Questo appello è stato sottoscritto da oltre 170 organizzazioni, partiti politici, sindacati, associazioni e organizzazioni, che rappresentano le tre parti del popolo Palestinese: i profughi palestinesi, i palestinesi sotto occupazione e i palestinesi cittadini di Israele.

11. Boicottare Israele: un dovere morale, un dovere politico

Jean-Moïse Braitberg, uno scrittore ebreo francese, ha scritto al presidente dello Stato di Israele una lettera («Le Monde, 28 gennaio 2009») nella quale chiede che sia cancellato il nome di suo nonno, Moshe Brajtberg, dal Memoriale di Yad Vashem dedicato alla memoria degli ebrei vittime del nazismo.

Le chiedo di accogliere la mia richiesta, signor presidente, perché quello che è accaduto a Gaza e, più in generale, la sorte imposta da sessant’anni al popolo arabo di Palestina squalifica ai miei occhi Israele come centro della memoria del male fatto agli ebrei, e quindi a tutta l’umanità. [...] Conservando nel Memoriale di Yad Vashem, nel cuore dello Stato ebraico, il nome dei miei cari, il suo Stato tiene prigioniera la mia memoria familiare dietro il filo spinato del sionismo per renderlo ostaggio di una sedicente autorità morale che commette ogni giorno l’abominio che è la negazione della giustizia.

Il 16 marzo 2009 Michael Neumann, docente di filosofia alla Trent University in Ontario, Canada, e suo fratello Osha, artista e avvocato, hanno fatto la stessa richiesta per la loro nonna Gertrud Neumann. Michael Neumann ha scritto:

La nostra complicità è spregevole. Non credo che il popolo ebraico, nel cui nome avete commesso così tanti crimini con un simile compiacimento oltraggioso, possa sbarazzarsi della vergogna che gettate su di noi. La propaganda nazista, nonostante tutte le sue calunnie, non ha mai disonorato né corrotto gli ebrei; voi ci siete riusciti. Non avete il coraggio di assumere la responsabilità dei vostri atti di sadismo: con un’insolenza mai vista prima, vi siete fatti portavoce di un’intera razza, come se la nostra stessa esistenza fosse un’approvazione alla vostra condotta. Avete macchiato i nostri nomi non solo con i vostri atti, ma con le menzogne, i discorsi evasivi, la compiaciuta arroganza e l’infantile moralismo con cui avete ricamato la nostra storia.

Osha Neumann ha aggiunto:

Sono cresciuto credendo che gli ebrei fossero un gruppo etnico con la missione storica di trascendere l’etnicità in un fronte unico contro il fascismo. Essere ebreo significava essere anti-fascista. Da tempo Israele mi ha svegliato dal mio sonno dogmatico sull’immutabile relazione tra ebrei e fascisti. È stata macchinata una fusione tra l’immagine di torture e criminali di guerra ebrei e quella di vittime emaciate dei campi di concentramento. Trovo che questa commistione sia oscena. Non voglio farne parte. Avete perso il diritto di essere i custodi della memoria di mia nonna. Non desidero che Yad Vashem sia il suo memoriale.

Tre prese di posizione a dimensione, dura e intensa, di umanità e di verità che indicano anche quale sia il nostro dovere morale e politico: non accettare, non collaborare, non mentire.

Non accettare, non collaborare e non mentire boicottando Israele e contestando i suoi complici.

RESTIAMO UMANI!

Perché verrà il tempo in cui i responsabili dei crimini contro l’umanità che hanno accompagnato il conflitto israelo-palestinese e altri conflitti in questo passaggio d’epoca, saranno chiamati a rispondere davanti ai tribunali degli uomini o della storia, accompagnati dai loro complici e da quanti in Occidente hanno scelto il silenzio, la viltà e l’opportunismo.

Dal retro di copertina

Negli ultimi anni Israele ha accentuato una politica di segregazione e repressione nei confronti dei palestinesi che in molti hanno definito peggiore dell’apartheid sudafricana.

Cosa fare di fronte a una situazione politica che rende la reclusione di un’intera popolazione una condizione durevole?

Il 9 luglio 2005, a un anno dal parere della Corte Internazionale di Giustizia che invitava Israele a smantellare il Muro dell’Apartheid, più di 170 organizzazioni della società civile palestinese, in rappresentanza sia dei profughi e dei palestinesi che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, sia dei cosiddetti «arabi israeliani», hanno rivolto alla coscienza civile del mondo democratico un appello a fare contro Israele quello che fu fatto contro l’apartheid in Sudafrica: boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni.

Proposta già sostenuta da alcuni intellettuali israeliani, come Ilan Pappé e Tanya Reinhart, e da diversi opinionisti occidentali, come Naomi Klein.

Questo libro spiega le ragioni della necessità del boicottaggio, nei confronti del complesso culturale-militare-industriale israeliano, che si configura oggi come la sola reale alternativa alla violenza.

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